L’incontro fra i musicisti italiani ed il pianista americano Jeff Gardner ha datto frutti preziosi. Gardner non è solo ospite speciale di una band, o quello che con il nome dà al disco un poco di visibilità in più.
È il pianista ideale di cui la band italiana aveva bisogno, come apporto di musicalità e di composizioni, ben cinque, di cui una, “Waltz 10,” eseguita in trio. Senza fare ricorso a standards, senza andare a cercare troppo nel mainstream piú battuto, sono riusciti a mettere insieme un disco che ha il grosso pregio di essere piacevole anche dopo un paio di ascolti. Niente di innovativo, nessuna rivoluzione, “solo” un mainstream fatto di temi abbordabili ed accattivanti insieme ad assoli swinganti con uno sguardo diretto ai grandi dell’era bop.
Sono tutti bravi, a partire dalla ritmica di Carlo Sacchi e Lorenzo Calgaro che hanno assimilato il linguaggio americano, passando per il pianista ed arrivando ai fiati, che con vigore si prendono degli spazi solistici piuttosto importanti, specie il trombone scoppiettante di Beppe Calamosca.
Il brano finale è dedicato all’amico Corrado Conte, è una ballad intensa, in cui Calamosca intreccia la fisarmonica e dialoga con il violoncello di Domenico Scarpa.
Nell’insieme possiamo considerare i Tempo Permettendo una bella realtà, che con brani proprii ed esecuzioni impeccabili ha trovato la giusta identità all’interno della strada maestra del jazz.