Rimanda alle immagini di un gran bazar, con la sua folla, i suoi colori, i suoi odori, la sua confusione, Cromosoma Alfa, l’ultima fatica discografica del contrabbassista e compositore bresciano Otello Savoia. Non solo perché l’undicesima traccia è significativamente intitolata “Dans le ventre du souk” ma perché il disco è davvero un viaggio nella (con)fusione stilistica, in un crogiuolo di sonorità e di atmosfere che può stordire come l’effluvio proveniente da spezie diverse.
L’iniziale “Arabesque” è una moderna “Caravan” dall’incedere ipnotico con i due sax di Michele Polga e Francesco Bearzatti che attraversano il tema con ricchezza timbrica e originalità di fraseggio. In “Jungle Trip” la chitarra di Dario Volpi ci avvicina ai territori di una fusion che flirta con un jazz metropolitano che non disdegna graffi free. “Poulette” è una delicatissima ballad un po’ nostalgica, un po’ malinconica e dolcissima. “Roar” sembra uno spaccato della New Orleans degli anni ruggenti con il clarinetto di Bearzatti in evidenza. “Splatter” è tutto un fregolio elettrico, ritmi spezzati, chitarre distorte, il contrabbasso che pulsa groove e un che di inquietante nell’aria. “Waltzin'” è un tre quarti gentile e sereno, un oasi di pace e di tranquillità in mezzo a cotanto trambusto…
Insomma c’è da perdere la testa ma Otello Savoia è un leader autorevole e i suoi compagni di viaggio, musicisti aperti e curiosi, si muovono con molta naturalezza all’interno delle diverse situazioni sonore che si vengono a creare. Il contrabbassista cita tra i suoi amori musicali il grande Charlie Haden. Ecco il filo conduttore, il collante che permette a Cromosoma Alfa di materializzarsi come lavoro compiuto e organico è il sottile understatement che lo pervade, un “profilo basso” che dietro semplicità e facilità comunicativa nasconde un mondo espressivo ricco e affascinante.